Descrizione
Vi spiego la sua origine:
Secondo la tradizione lucana, il Monachicchio è lo spirito di un bambino
morto prima di ricevere il battesimo. Di bell’aspetto e di carattere gentile,
porta in testa un berrettino di color rosso che ricorda un altro prodotto
tipico della regione basilicata: il peperone crusco.
Il monachicchio si diverte a togliere le coperte dal letto, fare il solletico
ai piedi delle persone, posarsi su di esse mentre dormono (come in un
Incubo). Probabilmente queste visioni sono frutto di indigestioni notturne,
magari dovute proprio ad abbuffate di crusco che, come tutti i
peperoni, risulta essere poco digeribile la sera.
Infatti, la visione che viene più spesso raccontata, è quella del monachicchio
che preme sullo stomaco fino a non farti respirare.
Del monachicchio ne scrive anche Carlo Levi nel Cristo si è fermato a
Eboli: “Il solo modo di difendersi dai loro scherzi è appunto di cercare di
afferrarli per il cappuccio: se tu riesci a prenderglielo, il povero monachicchio
scappucciato ti si butterà ai piedi, in lacrime, scongiurando di restituirglielo”.
Nella cucina lucana, l’uso più ricorrente del peperone, è quello di scottarlo
in olio per pochi secondi: l’escursione termica fa sì che l’ortaggio
diventi “crusco”, cioè croccante.
Da qui l’idea di realizzare una pinza specifica per l’uso che, unita al
peperone, ricordasse la figura del monachicchio. La pinza può essere
realizzata in legno della zona lucana (ulivo, faggio, roverella…). La sua
molla completa la figura definendone alcune parti del corpo.